“Il mio manicomio”

“Le monache io in fondo le ammiravo, perché erano quello che erano, però sapevo che vita facevano, e poi non avevano orari, non staccavano mai, non facevano i turni come noi ma lavoravano giorno e notte e, oltre i turni e ai reparti, si alzavano di notte per pregare o per assistere i moribondi… dividevano con noi o con le Tranquille i biscottini e i dolcetti fatti in casa che i loro parenti avevano portato…


…devo ringraziare la superiora, la Grandi, che mi voleva bene per davvero come una madre e forse anche di più…”


“Il mio manicomio” di Paolo Teobaldi

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